martedì 10 dicembre 2013

Balbuzie. Importante prevedere che nelle scuole siano presenti operatori idonei a supportare il minore. Interrogazione

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00503
Atto n. 4-00503

Pubblicato il 8 luglio 2013, nella seduta n. 60


BOTTICI, PAGLINI, CIOFFI, GIROTTO, DONNO, PEPE, BLUNDO, FATTORI, LUCIDI, BOCCHINO, COTTI, MORONESE, VACCIANO, GAETTI, MOLINARI, CASTALDI, SCIBONA, ORELLANA, BIGNAMI- Ai Ministri della salute, dell'istruzione, dell'università e della ricerca e per la pubblica amministrazione e la semplificazione. -
Premesso che:
la balbuzie colpisce circa il 2 per cento della popolazione mondiale. Circa un milione di italiani sono colpiti da questa sintomatologia che riguarda particolarmente il sesso maschile e presenta un'incidenza del 4-5 per cento, con un rapporto di 7 a uno;
nella maggioranza dei casi la balbuzie compare tra i 3 e i 7 anni e può rivelarsi in età pre-puberale (10-12 anni), e solo in casi rari potrebbe manifestarsi in età adulta dopo un evento traumatico;
in Italia sono circa 150.000 gli under 18 che balbettano: è quanto emerge da una ricerca fra 119 pediatri condotta dal dottor Italo Farnetani, specialista milanese, ricerca che evidenzia come il fenomeno sia riscontrabile maggiormente tra i bambini di età compresa fra i 3 ed i 7 anni;
l'ingresso nella scuola elementare rappresenta un periodo critico nel quale, il più delle volte, il bambino che balbetta acquista consapevolezza del proprio disturbo, che in molti casi andrà ad investire e condizionare negativamente lo sviluppo, incidendo in maniera determinante sull'immagine del sé, sulla progettualità e sulle relazioni sociali;

secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, "La balbuzie è un disordine nel ritmo della parola, nel quale il paziente sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di involontari arresti, ripetizioni o prolungamenti di un suono";
vista la complessità del fenomeno, la cui genesi è tuttora sconosciuta alla scienza ufficiale, ogni definizione tende ad essere riduttiva;
considerato che:
i disagi conseguenti a tale disturbo si verificano a vari livelli: psicosomatico, affettivo, sociale, lavorativo o scolastico, comportamentale, familiare. La balbuzie tende a peggiorare, o a scatenarsi, con l'ingresso nella scuola materna o elementare;
da un punto di vista eziopatogenetico, la balbuzie ha un'origine multipla, potendo emergere da un substrato di conflitti emotivi, da alterazioni di tipo organico o funzionali del sistema nervoso;
sull'argomento esistono varie teorie e definizioni, fra le quali: la balbuzie è una nevrosi della parola di origine atassico-spastica, che ostacola e interrompe il normale fluire del discorso (Massa A. e Lucchini A., 1968); la balbuzie è caratterizzata da una momentanea incapacità d'iniziare l'eloquio o dall'interruzione della parola. Spesso è accompagnata da spasmi tonici, clonici o misti, che possono interessare qualsiasi parte dell'apparato del linguaggio: respirazione, fonazione, risonanza ed articolazione (Bassi A. e Cannella S., 1968); la balbuzie è un disturbo del linguaggio, detto anche disfemia, che si manifesta con involontarie esitazioni, rotture, blocchi e ripetizioni; nei casi più gravi il sintomo assume un carattere spasmodico (U. Galimberti, 1999); la balbuzie è un disturbo del comportamento psicomotorio, in cui la difficoltà d'espressione verbale interessa la regolarità e il ritmo della muscolatura fono-respiratoria (Rossi-Giberti, 1983);
considerato che:
chi balbetta risulta idoneo al servizio di leva ma gli è preclusa la carriera militare, è escluso da molti concorsi pubblici tra cui quello per vigile urbano nel cui bando si cita esplicitamente la parola "balbuzie" come motivo di inidoneità;
risulta agli interroganti che in alcune scuole verrebbe rifiutato l'intervento logopedico e risulterebbero molto limitate le autorizzazioni rilasciate dall'ufficio delle scuole comunali al trattamento stesso,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo non intendano promuovere studi scientifici sul fenomeno attraverso il Sistema sanitario nazionale, al fine di determinare un indirizzo che consenta di operare attraverso una metodologia univoca nella terapia della balbuzie nelle sue diverse forme;
quante siano le ore di terapia logopedista annue impartite dagli operatori pubblici nelle scuole del nostro Paese;
se non considerino necessario che, presso ogni scuola, frequentata da un bambino affetto da disordine della parola, siano presenti gli operatori idonei a supportare il minore e se non intendano pertanto, nell'ambito delle rispettive competenze, adottare tutte le opportune iniziative al fine di assicurare agli istituti scolastici le risorse necessarie per il pagamento dei logopedisti, garantendo in tal modo una normale e dignitosa partecipazione alle attività didattiche;
se corrisponda al vero che in alcuni istituti scolastici sarebbe stato rifiutato l'intervento logopedico e quali iniziative intendano assumere affinché le conseguenze di detto rifiuto non ricadano sul bilancio delle famiglie, a danno del minore;
in quanti e quali concorsi pubblici venga applicata la discriminazione che determina l'inidoneità per le persone affette da balbuzie.

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